IL GRAN CULO DI JOSEPH BECKEMBAUER

“Fu così che, girato l'angolo di un bananeto, trovai davanti i miei occhi uno spettacolo di rara bellezza. Dopo aver letto centinaia di pagine sulle popolazioni cyangubungu, vagato in solitaria per tre giorni nella foresta senz'acqua e con la batteria dell'ipod scarica, lo shock di trovarmi di fronte un termitaio di cinque metri fu nulla in confronto a ciò che vi sto per raccontare.
Avevo appena fatto ricerca tra un gruppo di belligeranti scimmie dal muso allungato che mi avevano offerto il thè alle cinque del pomeriggio perché colonizzate dagli inglesi cento anni fa. Dopo averle ringraziate caldamente, preso il mio zaino, il mio taccuino di campo e mangiucchiato una pasta di meliga d'importazione, mi diressi lungo il cammino verso la mia destinazione: l'antica capitale Stucatzimma, nel cuore della foresta di eucalipti dedicati alla fabbricazione di saponette per l'igiene intima nei paesi occidentali. Ma non fu una città che trovai, nè le rovine di un mondo perduto, o tanto meno delle ballerine esotiche sconosciute e perfette per un varietà in seconda serata. Di certo ben pochi uomini poterono provare la gioia di vedere con i proprio occhi ciò che sulle mie pupille pare ancora impresso come su pellicola Kodak 1600 ISO in offerta al Carrefour di Kathmandù.
Camminai, dunque, sfiorato dai giunchi e coccolato dalle zanzare tropicali giù per una discesa irregolare, pericolosa, per pochi avventurieri di buona lena e virtuosi di spirito di sacrificio. Incappai in un paio di pigmei nell'intento di catturare un pangolino ritenuto sacro, vidi riti propiziatori per il buon raccolto ed un trio di posseduti da spiriti d'antenati inferociti per ragioni occulte. Ma certo non è questo il punto. Ben altro di più fantasmagorico e spaziale le mie orecchie udirono. Se solo potessi trovare le parole giuste!

Ok, facciamola finita.

Fu così, insomma, che scoprii che la mia macchina era stata rubata durante i tre mesi di ricerca sul campo in mezzo gli scugnizzi Bororo del Mato Grosso. Quelli con la fissa d'esser pappagalli e farabutti di strada. Dovevo aspettarmelo."

Dalle memorie di campo di Joseph Beckembauer, ex militante per la liberalizzazione del latte intero nel sud-est asiatico ed etnologo della domenica in caso di litigi domestici con sua moglie.



nella foto, II tamarro di Samotracio, mascotte della colonia estiva degli scugnizzi Bororo situata nella profonda savana salernitana.

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