“Fu così che,
girato l'angolo di un bananeto, trovai davanti i miei occhi uno
spettacolo di rara bellezza. Dopo aver letto centinaia di pagine
sulle popolazioni cyangubungu, vagato in solitaria per tre
giorni nella foresta senz'acqua e con la batteria dell'ipod
scarica, lo shock di
trovarmi di fronte un termitaio di cinque metri fu nulla in confronto
a ciò che vi sto per raccontare.
Avevo
appena fatto ricerca tra un gruppo di belligeranti scimmie dal muso
allungato che mi avevano offerto il thè alle cinque del pomeriggio
perché colonizzate dagli inglesi cento anni fa. Dopo averle
ringraziate caldamente, preso il mio zaino, il mio taccuino di campo
e mangiucchiato una pasta di meliga d'importazione, mi diressi lungo
il cammino verso la mia destinazione: l'antica capitale Stucatzimma,
nel cuore della foresta di eucalipti dedicati alla fabbricazione di
saponette per l'igiene intima nei paesi occidentali. Ma non fu una
città che trovai, nè le rovine di un mondo perduto, o tanto meno
delle ballerine esotiche sconosciute e perfette per un varietà in
seconda serata. Di certo ben pochi uomini poterono provare la gioia
di vedere con i proprio occhi ciò che sulle mie pupille pare ancora
impresso come su pellicola Kodak 1600 ISO in offerta al Carrefour di
Kathmandù.
Camminai, dunque, sfiorato dai giunchi e coccolato dalle zanzare
tropicali giù per una discesa irregolare, pericolosa, per pochi
avventurieri di buona lena e virtuosi di spirito di sacrificio.
Incappai in un paio di pigmei nell'intento di catturare un pangolino
ritenuto sacro, vidi riti propiziatori per il buon raccolto ed un
trio di posseduti da spiriti d'antenati inferociti per ragioni
occulte. Ma certo non è questo il punto. Ben altro di più
fantasmagorico e spaziale le mie orecchie udirono. Se solo potessi
trovare le parole giuste!
Ok,
facciamola finita.
Fu così, insomma, che scoprii che la mia macchina era stata rubata
durante i tre mesi di ricerca sul campo in mezzo gli scugnizzi
Bororo del Mato Grosso. Quelli con la fissa d'esser pappagalli e
farabutti di strada. Dovevo aspettarmelo."
Dalle memorie di
campo di Joseph Beckembauer, ex militante per la liberalizzazione del
latte intero nel sud-est asiatico ed etnologo della domenica in caso
di litigi domestici con sua moglie.
nella foto, II tamarro di Samotracio, mascotte della colonia estiva degli scugnizzi Bororo situata nella profonda savana salernitana.
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